Pubblichiamo di seguito il contributo di Saverio Giovanni Penna e Giovanni Tremontini, vincitori della menzione d’onore nell’edizione 2023 della Tortuga Call for Policy Papers. La Tortuga Call for Policy Papers è il concorso di policy brief lanciato da Tortuga e rivolto a studenti e studentesse di magistrale e ultimo anno di triennale, e giovani ricercatori e ricercatrici. L’obiettivo è individuare alcune proposte di policy di potenziale impatto per lo scenario italiano e raccogliere idee dalle nuove generazioni.


Sintesi

  • A poco più di 100 anni dalla riforma Gentile, la struttura della scuola secondaria di secondo grado è rimasta sostanzialmente invariata nonostante le decine di riforme proposte o attuate.
  • Dalle indagini INAPP, OECD ed Almadiploma emerge un quadro disastroso: pochi e impreparati gli studenti universitari, insoddisfatti e disorientati quelli delle scuole superiori.
  • Delineano qui, pertanto, gli elementi principali di un nuovo modello scolastico, in forte discontinuità con quello attuale e che riesca ad affrontare entrambi i problemi di cui sopra.
  • Questo nuovo modello – ben più in linea con i suoi omologhi europei – prevede l’istituzione di un unico liceo. In questo, gli studenti saranno dotati di una grande autonomia nella scelta del proprio curriculum di studi.
  • Questo nuovo grado di libertà permetterà anche di rendere più agevole la transizione tra educazione secondaria e terziaria, anche grazie a una maggiore collaborazione tra scuola, università ed ITS.

La società liberal-democratica trova nell’istruzione un duplice obiettivo. Il primo, “di massa”, consiste nell’incremento del livello totale di capitale umano, inteso come le competenze, conoscenze e altre caratteristiche che contribuiscono al benessere sociale. Il secondo, di natura sostanzialmente diversa e ben più umanista, si sostanzia invece nella propulsione intellettuale che l’istruzione fornisce allo studente. È un’esortazione, una spinta a sperimentare nuovi interessi e trovare le proprie vocazioni, anzitutto quelle non lavorative. Giova chiarire che, per quanto questo obiettivo sia ben più capillare e soggettivo, ciò non implica una sua qualche subordinazione al primo.

La scuola superiore italiana non dovrebbe dunque potersi sottrarre a questi doveri. Eppure, fallisce puntualmente in entrambi.

Nel nostro paese, poco più del 20% dei neoimmatricolati ad una triennale si laureerà in tempo. E il 30% degli immatricolati, prima o poi, abbandonerà gli studi senza concluderli. Questi dati del report OECD 2022 dipingono una situazione drammatica che ogni anno causa una grave perdita di capitale umano. Il danno conseguente è sia collettivo che individuale, giacché comporta – per migliaia di ragazzi – un significativo decremento del reddito futuro medio prospettato.

In aggiunta a queste lacune, si riscontra anche un’insoddisfazione diffusa da parte degli studenti. È bene notare che questo sentimento permea tutto il nostro sistema d’istruzione: circa il 30% dei diplomati rimpiange l’indirizzo d’istruzione secondaria scelto, mentre il 15% dei laureati sceglierebbe un corso di laurea (CDL) diverso. Su quest’ultimi, sia l’indagine Almadiploma che il rapporto INAPP 2022 concordano: l’alto tasso di insoddisfazione è prevalentemente dovuto alle false aspettative circa il CDL scelto. Pertanto, anche solo organizzando un’adeguata transizione ed un orientamento universitario appropriato, si potrebbe arrivare ad abbattere drasticamente queste percentuali. Un problema rimarrebbe però irrisolto: il tasso di insoddisfazione alle superiori.

Ebbene, questo articolo si pone, nel limite degli spazi consentiti, un ambizioso obiettivo: offrire una soluzione che affronti tutti i problemi di cui sopra contemporaneamente, incentivando l’autonomia e l’indipendenza intellettuale dello studente. Proponiamo perciò un cambiamento profondo, radicale, del sistema d’istruzione secondaria di secondo grado, e delineiamo i rudimenti di un nuovo ordinamento. In questo, pur all’interno dei limiti prestabiliti di un curriculum obbligatorio (core curriculum) comune a tutti gli studenti, l’alunno potrà esprimere la propria curiosità intellettuale e i propri interessi grazie ad un gruppo di materie opzionali (electives). Tali corsi, a completa scelta dello studente, assumono un peso sempre più significativo con il progredire del quinquennio.

L’odierno sistema “a indirizzi” viene pertanto cancellato, arrivando così alla creazione di un’unica scuola superiore. Ad ogni materia core corrisponderà – a seconda della propensione individuale e dell’impegno profuso nello studio- un differente livello di apprendimento. Ipotizzando una scala discendente (A,B,C,D), lo studente seguirà ciascuna materia ad un livello determinato, e non necessariamente uguale per tutte le materie core. Il contenuto dei programmi, così come il monte orario, sarà comune a tutti i livelli di apprendimento: le differenze risiederanno soltanto nel loro approfondimento e nel rendimento richiesto allo studente.

Gli electives invece, data la loro natura contingente, avranno un livello unico e potranno imporre prerequisiti necessari per la partecipazione degli studenti. Prospettiamo la creazione di tre tipologie di electives: gli electives liberi, i corsi avanzati e gli special topics.

Figura 1. Una proposta per il quadro orario del liceo unico

Tra i primi contiamo tutti quei corsi non-core che prevedono un’istruzione di ampio spettro. I secondi, invece, sono dei potenziamenti delle materie core, simili agli A-levels inglesi. Infine, gli “special topics” consistono nell’approfondimento di uno specifico aspetto di un corso core o non-core. Per garantire la facile fruibilità di tutti gli electives, si può imporre la loro offerta in ogni istituto, o incentivare accordi tra istituti per promuovere un ampliamento dell’offerta formativa a disposizione degli studenti. Sempre in questo senso, prospettiamo che gli studi avanzati e gli altri electives possano auspicabilmente essere offerti perlopiù da università e ITS, così da rendere più fluida la transizione all’istruzione terziaria.

Figura 2. Esempio di orario settimanale, secondo biennio. In giallo le materie core; in blu i corsi avanzati; in verde gli elective liberi; in rosso gli special topics.

Il collocamento nei livelli delle materie core avviene in tre step. All’inizio del primo anno, gli studenti scelgono il proprio livello per i successivi due anni. Alla fine del secondo anno si tiene un esame di collocamento obbligatorio e vincolante, mentre alla vigilia del 5° anno si può sostenere un esame opzionale per passare a gradi superiori. La votazione ottenuta in tutti i corsi e il livello associato per i core verranno riportati in pagella. In particolare, qualora lo studente di livello D in un core venga bocciato, costui dovrà ripetere la classe di quell’anno finché non raggiungerà un livello di sufficienza; coloro che vengono bocciati da un livello più alto riceveranno invece la sufficienza di uno o più livelli inferiori, quando le lacune non siano troppo gravi. L’anno successivo si verrà poi collocati nella classe del livello in cui si è ottenuta la sufficienza, con l’opzione alternativa di tentare – per una sola volta – un esame di riparazione.

Figura 3. Uno/una studente scopre a metà liceo di voler frequentare medicina

Questa riforma, seppur stilizzata, prospetta uno stravolgimento sostanziale e profondo del rigido paradigma che è stato finora la scuola italiana. È altresì chiaro che nell’immediato post-riforma ciascun istituto offrirebbe electives relativi al suo “indirizzo” precedente. Bisogna chiarire, tuttavia, che gli studenti comincerebbero subito a trarre giovamento da questa maggiore autonomia, così come gli insegnanti che potrebbero devolvere una parte del loro ammontare orario ad insegnare topics a loro cari e trovando solo studenti fortemente motivati.

Figura 4. Esempio di pagella. Lo/la studente dovraà prendere fisica a livello C l’anno seguente.

All’inizio ci saranno squilibri, sfiducia e dubbi, in particolare sulla capacità degli studenti di scegliere il miglior percorso educativo per loro. Ma è proprio la scelta attiva e continua del proprio futuro che può portare gli studenti alla “vera” maturità, e cioè ad essere membri attivi del nostro tessuto sociale, non dei “pasti pronti” imposti dal Ministero a 14 anni.

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