Ringraziamo EDGE, Excellence and diversity by GLBT Executives, committente del progetto, per averci coinvolto in questa iniziativa.

Hanno lavorato al report:
• Enrico Cavallotti • Silvia Chiantera • Andrea Gorga • Emma Paladino • Marco G. Palladino (capo progetto)

Prefazione

di Irene Tinagli, Presidente Commissione Affari Economici del Parlamento EU

Sono passati circa venti anni da quando iniziai ad esplorare, assieme al professor Richard Florida, le dimensioni socio-culturali collegate alla crescita economica e, in particolare, all’innovazione e all’attrazione di talenti. Gli investimenti in tecnologie o la semplice presenza di centri di ricerca, da soli, non erano sufficienti a spiegare la marcia in più che alcuni territori avevano sul fronte della capacità di generare innovazione e prosperità. Ed è così che abbiamo iniziato ad esplorare il ruolo di dimensioni diverse da investimenti e tecnologie, guardando al contesto sociale e culturale delle città analizzate.

Questo ampliamento di prospettiva ci portò a costruire un indicatore che avevamo utilizzato nelle analisi e che avevamo chiamato “Gay Index”, ovvero una misura della presenza e l’accettazione di omosessuali in una città. Questo indicatore mostrava una correlazione molto forte con quasi tutte le dimensioni della capacità innovativa di un territorio e questo risultato emergeva praticamente in tutte le realtà in cui l’analisi veniva replicata. Nonostante la sorpresa di molti, c’era e c’è una spiegazione molto semplice: l’innovazione per realizzarsi ha bisogno di interazioni creative, di una ampiezza e varietà di competenze e prospettive che si intreccino e si contaminino continuamente, ha bisogno di libertà di espressione, di un clima socio-culturale che incoraggia la sperimentazione, che accoglie l’elemento di novità e di diversità senza stigmatizzarlo ma integrandolo e valorizzandolo.

Solo così l’innovazione può trovare terreno fertile per crescere e svilupparsi.

Quelle ricerche e analisi non hanno semplicemente ampliato i confini di una discussione accademica, ma hanno avuto un impatto profondo anche in ambito politico, cambiando il modo di inquadrare le tematiche LGBT+ ponendole in una prospettiva più ampia di quella tradizionale, mettendole al centro del dibattito per una società non soltanto più giusta ma anche più dinamica, più innovativa, più prospera.

Tuttavia non possiamo mai dare niente per acquisito o per scontato. La grande crisi finanziaria degli anni 2008-2012 non soltanto ha messo in ombra quel tipo di studi e riflessioni, che sono pian piano scomparse dal dibattito pubblico, ma ha avuto conseguenze profonde anche a livello sociale, perché con la crisi prolungata si sono fatte strada nuove paure, chiusure, e sono emersi vecchi e nuovi nazionalismi, egoismi e pregiudizi. In alcuni Paesi i progressi sul fronte dei diritti civili hanno rallentato un po’ il passo, in altri addirittura sono tornati indietro.

Proprio per questo l’analisi contenuta nel presente rapporto è molto importante: è fondamentale riaprire il dibattito sui temi dell’inclusività, dei diritti come perno di una crescita prima di tutto civile e culturale, ma anche economica e di benessere collettivo. Ed è fondamentale monitorare l’andamento delle società su questo fronte ed intervenire con politiche che aiutino a non tornare indietro e anzi a spingere sempre un po’ più avanti verso una maggiore inclusione e integrazione nelle nostre comunità.

Questo prezioso rapporto ci restituisce da un lato la conferma di come l’inclusione sia ancora oggi, forse più che mai, un elemento indissolubilmente correlato alla crescita culturale ed economica di una comunità, ma, purtroppo, ci mostra anche che ciò che viene conquistato sul fronte dell’apertura e dell’integrazione può essere perso. Serve anche un’azione politica e culturale più ampia, a tutto campo, che torni a mettere i diritti e l’inclusione al centro del dibattito pubblico. Questo rapporto è un passo in quella direzione e non può che essere accolto con entusiasmo ed un forte incoraggiamento ad andare avanti.

Bruxelles, 17 Ottobre 2020

Irene Tinagli

Executive Summary

Questo report esplora l’interazione tra livello di inclusione delle persone LGBTI+ e sviluppo socio-economico a livello locale in Italia e in Europa. Le evidenze prodotte, basate in misura prevalente sull’analisi di dati ISTAT e ESS (European Social Survey), mostrano l’esistenza di una forte correlazione tra inclusione della popolazione LGBTI+ e sviluppo socio-economico dei territori, sia in Italia sia in Europa. Il grado di inclusione di un territorio influenza positivamente la sua attrattività.
La letteratura pregressa e il contributo innovativo di questo report
L’analisi investiga fenomeni già ampiamente studiati nell’ambito delle scienze sociali, anche in Italia: è dunque richiamato il contributo, seminale in questo campo, di Becker (1971), gli sviluppi di Tinagli e Florida, 2004, 2005, il rapporto Society at aGlance (OECD, 2019).
La letteratura presa a riferimento fornisce evidenze importanti, qui approfondite, in merito al grado di inclusione nei confronti delle persone omosessuali e di altre minoranze, a esempio quella straniera; sia a livello aggregato dei sistemi-Paese e delle comunità, sia disaggregato, in particolare in ambito aziendale.
Questo report si concentra sulla popolazione LGBTI+, e fornisce il seguente contributo analitico:

  1. Sviluppo di un indice innovativo, che chiameremo indice di inclusività, basato sulla distribuzione delle unioni civili in Italia a partire dal 2016; nel report, argomentiamo che l’indice è significativo intermini di misurazione effettiva e puntuale dell’inclusione della popolazione LGBTI+, oltre che più robusto delle misure adottate in passato, fortemente influenzate da fenomeni di auto-selezione del campione;
  2. Arricchimento delle unità di analisi, a livello geografico, tramite l’utilizzo dei sistemi locali del lavoro (SLL) definiti da ISTAT; nel report, mostriamo quanto gli SLL siano maggiormente idonei,a esempio della dimensione puramente amministrativa delle province, a discernere tra gradi differenti di inclusione in territori tra loro prossimi ma potenzialmente eterogenei sotto il profilo dei fenomeni investigati.
    L’analisi empirica cattura le più recenti mutazioni del tessuto socio-economico in modo rigoroso e granulare.

Le evidenze sull’Italia: inclusione LGBTI+ è fortemente correlata allo sviluppo socioeconomico e rende i territori più attrattivi


Le evidenze prodotte mostrano una chiara correlazione tra l’indice di inclusività e una serie di indicatori di sviluppo socio-economico:

  1. Osserviamo la correlazione positiva più forte tra inclusione LGBTI+ e livello di ricchezza dei territori: i territori inclusivi sono anche quelli con un reddito medio procapite maggiore; similarmente, con afferenza al mercato del lavoro, quelli in cui è maggiore il tasso di occupazione;
  2. L’analisi mostra una forte correlazione positiva anche tra inclusione LGBTI+ e indicatori di mobilità della popolazione (residenti da altri comuni e Paesi): i territori inclusivi sono caratterizzati da una maggiore mobilità dei propri residenti;
  3. Seppure in modo meno marcato, l’inclusione LGBTI+ risulta infine positivamente correlata al grado di uguaglianza reddituale ed al livello di istruzione.
    Inclusività e ricchezza sono fortemente correlate e così pure ricchezza e attrattività di un territorio. Pur non potendo identificare nessi causali unidirezionali tra inclusività, ricchezza e attrattività, l’analisi è approfondita in questo senso mediante la tecnica econometrica dello studio dei residui.

L’analisi mostra che esiste un premio in termini dinumero di iscritti per i territori più inclusivi, non riconducibile ai fondamentali economici e di sviluppo locale. Conclude quindi in modo statisticamente robusto che l’inclusività è motore di attrattività per un territorio e che questo avviene “oltre” quanto correlato alla sua struttura economica.


I dati europei confermano le evidenze sull’Italia; differenze importanti tra Paesi nei rispettivi trend di inclusione


I risultati, in linea con la letteratura richiamata sul tema, sono confermati dall’analisi empirica su dati europei, con alcune ulteriori evidenze importanti dall’analisi dei trend storici dal 2002 a oggi:

  1. Sussistono differenze importanti nei gradi di inclusione LGBTI+ delle macro-regioni europee, con Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia tra i Paesi più aperti e Ungheria, Grecia e Polonia tra quelli ancora oggi meno inclusivi;
  2. L’Italia mostra un trend particolarmente negativo: unico Paese dell’Europa meridionale in cui il grado di inclusione LGBTI+ è diminuito nell’arco di tempo analizzato (Grecia, Portogallo e Spagna mostrano gradi differenti di inclusione ma trend sempre positivi);
  1. L’analisi sui dati europei ribadisce l’esistenza di una correlazione tra inclusione LGBTI+ e sviluppo socio-economico.

L’analisi sui dati europei ribadisce l’esistenzadi una correlazione tra inclusione LGBTI+ e sviluppo socio-economico e rafforza le evidenze grazie a un’analisi longitudinale.

Redazione

Author Redazione

More posts by Redazione