Nel mese di maggio del 2012 due forti terremoti hanno colpito l’Emilia-Romagna, causando 28 morti, 300 feriti, 45 mila persone sfollate e danni per un importo di 13,2 miliardi di euro. Nonostante la gravità considerevole dei danni riportati, non si osserva alcun impatto significativo sulle disuguaglianze nella regione, un risultato che può essere spiegato dall’effetto delle politiche e degli interventi statali.

Terremoto in Emilia-Romagna: Impatto e confronto con studi sui disastri naturali

Sono stati svolti diversi studi sull’effetto che i disastri naturali hanno sulla disuguaglianza nelle aree colpite, le cui conclusioni variano significativamente: uno studio per esempio trova che il ciclone tropicale Nargis, che ha colpito il Myanmar nel 2008, ha aumentato le disuguaglianze nella regione colpita, mentre un altro conclude che i disastri naturali che si sono verificati tra il 1990 e il 2013 in Sri Lanka hanno diminuito le disuglianze di reddito. Inoltre, un altro studio trova che il terremoto del Sichuan del 2008 in Cina non ha avuto alcun effetto sulle disuguaglianze  di reddito. Tuttavia, è importante notare che la letteratura scientifica in materia si concentra su paesi in via di sviluppo, che possono avere caratteristiche diverse, principalmente in termini di infrastrutture e istituzioni, rispetto all’Italia. Pertanto, è importante studiare gli effetti dei disastri naturali sull’ineguaglianza nei paesi sviluppati.

Un caso di particolare rilievo nella storia recente del nostro paese è costituito dai due forti terremoti che hanno colpito l’Emilia-Romagna nel maggio 2012. Il primo ha colpito l’area il 20 maggio con una magnitudo di 5,9 sulla scala di Richter, mentre il secondo è avvenuto il 29 maggio con una magnitudo di 5,8. All’interno della regione le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara sono state le più colpite. L’area era densamente popolata e industrializzata e aveva un tasso di occupazione elevato. Sono stati richiesti 10 mila contributi comunali dalla popolazione colpita al fine di riparare i danni a oltre 27 mila unità immobiliari. Tra queste, 20,2 mila erano case e 7 mila erano destinate ad attività commerciali e produttive (negozi, uffici, botteghe artigiane, magazzini).

Effetti sulla disuguaglianza: un’analisi empirica

L’articolo esegue cinque regressioni utilizzando come variabili di risultato le due misure più utilizzate di disuguaglianza di reddito, il coefficiente di Gini e il rapporto tra il 90° percentile e il 10° percentile del reddito, che rappresenta il rapporto tra chi ha il reddito più e meno elevato. Ogni regressione utilizza specifiche diverse per il gruppo di controllo per misurare l’impatto del terremoto sull’ineguaglianza di reddito. In particolare, vengono utilizzate diverse specifiche per controllare le regioni comparabili all’Emilia Romagna in termini di caratteristiche socioeconomiche, nonché per controllare gli effetti di contagio derivanti dalla migrazione verso le regioni limitrofe dopo il terremoto. Utilizzando un ampio insieme di variabili di controllo e diverse specifiche per il gruppo di controllo, i risultati evidenziano in modo costante un effetto nullo del terremoto sull’ineguaglianza di reddito. In conclusione, l’analisi svolta non rivela alcun impatto dei terremoti dell’Emilia-Romagna del 2012 sulla disuguaglianza della regione.

Implicazioni e potenziale azione politica

Il nostro lavoro mostra che l’impatto del terremoto dell’Emilia-Romagna del 2012 sull’ineguaglianza non è stato significativo, il che indica che la diseguaglianza in Emilia-Romagna non è cambiata significativamente a causa del terremoto del 2012 rispetto ad altre regioni italiane. In primo luogo, questo effetto nullo potrebbe essere in parte spiegato da un bias di attenuazione derivante dall’uso dei dati a livello regionale anziché a livello cittadino. Inoltre, le politiche di intervento potrebbero aver ridotto l’effetto del terremoto sull’ineguaglianza di reddito. In particolare, ci sono state contribuzioni comunali che ammontano a €6,4 miliardi per la ricostruzione di case e attività produttive distrutte dal terremoto. Inoltre, la Cassa Integrazione, che è un aiuto statale utilizzato per sostenere quei dipendenti che hanno perso il lavoro a causa del terremoto, ha ricevuto un importo di quasi €70 milioni per sostenere le persone occupate e i lavoratori autonomi. Pertanto, potrebbe essere il caso che l’intervento politico in Emilia-Romagna sia stato sufficientemente efficace da contrastare l’effetto del terremoto sull’ineguaglianza di reddito. In un senso più ampio, questi risultati potrebbero dipingere l’efficacia degli interventi politici per la ricostruzione fisica dopo i disastri naturali, come per la costruzione antisismica.

Questi risultati hanno implicazioni particolari per i dibattiti attuali sul Superbonus e in particolare sul Sismabonus, che fornisce detrazioni fiscali per la ricostruzione di edifici in conformità agli standard antisismici. Attualmente, i costi elevati sostenuti dallo Stato a seguito di tali politiche sono criticati. Secondo un articolo del Corriere della Sera, dal 2022 il costo del Superbonus per lo Stato ha raggiunto i 110 miliardi. I risultati del nostro studio potrebbero presentare una luce di speranza per i possibili benefici a lungo termine di questi interventi politici sulla costruzione antisismica adeguata. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche che evidenzino tali risultati insieme a un’ampia analisi costi-benefici per raggiungere conclusioni.

Questo lavoro è stato realizzato da Alegría Burneo, Cecilia Maria Lanzavecchia, Manuela Orsi e Maho Yoneda nell’ambito del corso “Empirical research methods and data analysis” del Bachelor in Economic and Social Sciences dell’Università Bocconi. Data la rilevanza del tema da un punto di vista di policy making, il think-tank Tortuga è felice di ospitare tale contenuto sul proprio sito.

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