Questo report è stato scritto dal Think-Tank Tortuga.

In particolare, hanno collaborato alla sua stesura: Alessia Pulvirenti, Claudio Buongiorno Sottoriva, Luca Mattarazzo, Michele Olmi e Lorenzo Pedretti

Executive Summary

La riforma della pubblica amministrazione è un tema ricorrente nel dibattito pubblico e politico italiano. Negli ultimi mesi, in concomitanza con l’annuncio dello stanziamento dei fondi del Next Generation Eu, è tornato al centro dell’attenzione dei policy maker principalmente per due ragioni: un corretto funzionamento della macchina pubblica è fondamentale per l’implementazione degli investimenti che saranno previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) italiano; i fondi dello stesso Pnrr rappresentano un’occasione senza precedenti per realizzare un profondo rinnovamento del settore pubblico italiano. Ma una riforma della pubblica amministrazione non può che iniziare da chi la rappresenta, gestisce, costituisce: i dipendenti e le dipendenti pubblici.

Nel primo capitolo analizziamo chi sono i dipendenti pubblici italiani, soffermandoci sulle loro caratteristiche demografiche ed evidenziando una maggiore tendenza per le donne ad essere impiegate nel settore pubblico, giustificata in primis da un miglior bilanciamento fra vita familiare e vita lavorativa rispetto al settore privato. La discriminazione di genere però non è per questo assente. Infatti, il fenomeno del soffitto di cristallo interessa anche le donne del pubblico impiego. L’analisi della distribuzione geografica e settoriale poi evidenzia una ripartizione molto disomogenea sul territorio nazionale dei dipendenti e prova, dati alla mano, a scardinare alcune credenze secondo cui vada ulteriormente ridimensionato il settore pubblico in alcune regioni del sud Italia. La nostra panoramica sul settore pubblico continua con un breve approfondimento delle partecipate, individuando i settori e le regioni del nostro paese con la maggiore concentrazione di partecipazioni statali. Il primo capitolo si conclude con l’analisi degli ambiti di studio dei dipendenti pubblici, evidenziando la mancanza di un adeguato sistema di mappatura delle competenze.

Nel secondo capitolo esponiamo le nostre ragioni sul perché una riforma del settore pubblico sia necessaria adesso più che mai. La crisi demografica del nostro paese si riflette in maniera ancora più accentuata nella composizione del personale pubblico italiano: il settore pubblico deve essere pronto, già a partire dai prossimi mesi, ad assumere almeno 100mila nuove unità all’anno per fare fronte al pensionamento di più di un milione di dipendenti entro il 2031, per assicurare un turnover del 100%, in un contesto già estremamente ristretto per il pubblico impiego. Tuttavia, l’aumento degli organici che auspichiamo non può essere indiscriminato o basato sulle logiche con cui i prossimi pensionati erano stati assunti.

Risulta quindi fondamentale riflettere sul come reclutare personale adeguatamente preparato. Nel terzo capitolo ci soffermiamo sul tema dei ricorsi contro i concorsi pubblici e della valutazione delle competenze. A questo proposito, nel secondo capitolo del nostro report proviamo a dare una stima di quali siano gli ambiti di studio del personale impiegato attualmente nella pubblica amministrazione, constatando una carenza di competenze in campo manageriale e tecnico. A fronte di evidenti criticità, sussiste una profonda ignoranza del sistema rispetto non solo alle competenze necessarie ma anche di quelle presenti (e, quindi, assenti). L’investimento sulle competenze non può comunque limitarsi solo ad una migliore selezione all’ingresso, ma deve puntare anche sulla formazione on the job. I processi formativi della pubblica amministrazione italiana sono insufficienti sia a livello di risorse stanziate, che a livello di metodologia di apprendimento. Il settore pubblico può e deve ripartire da queste carenze, aumentando la spesa in formazione (solo lo 0,2% nel 2013 a livello di enti locali) e proponendo migliori opportunità formative. Infine, approfondiamo il tema delle assunzioni, analizzando l’importanza di una riforma dei sistemi di retribuzione e concorsuale per rendere la Pa capace di attrarre, selezionare e trattenere personale competente e preparato per far fronte alle sfide future.

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