Articolo scritto per Business Insider

Bonus diciottenni per i diciannovenni

Il 17 marzo è stato ufficialmente rinnovata l’iniziativa 18App, il bonus di 500€ per l’acquisto di beni di natura culturale rivolto ai 18enni. Dopo alcune incertezze, il Mibact ha emanato il necessario decreto attuativo per permettere ai nati nel 2002 di usufruire del bonus. La misura, introdotta per la prima volta nel 2015 dal governo Renzi, è stata poi rinnovata di anno in anno: i ritardi e le incertezze nel rifinanziamento hanno però portato ad una paradossale situazione in cui i 2002 riceveranno il bonus diciottenni l’anno in cui compiono 19 anni. Quello che è mancato in questi anni, inoltre, è una seria analisi dei dati per capire come il bonus è stato utilizzato dagli utenti e se ha funzionato. Tortuga, tramite una richiesta di accesso civico agli atti, ha ottenuto dal Mibact i dati sull’utilizzo delle prime tre coorti di utilizzatori (nati nel 1998, 1999 e 2000). In questo articolo presentiamo alcuni risultati relativi ai nati nel 1998.

Adesioni sotto le aspettative

Uno dei problemi riscontrati nella prima edizione di 18App è stato il take-up sotto le aspettative. Quando si parla di take-up ci si riferisce al numero di utenti che fa effettivamente uso di una certa politica pubblica rispetto al totale dei soggetti a cui la misura è potenzialmente rivolta. È possibile costruire una stima realistica di questo indicatore partendo da due dati a nostra disposizione: da un lato, il numero di utenti registrati su 18App nati in una determinata provincia, fornito dal Mibact; dall’altro, il numero di diciottenni totali residenti in quelle province nel 2016, reperibile dal sito dell’Istat. Per i nati nel 1998 il take-up totale si è fermato al 61,5%. Questa cifra nasconde però una forte varietà sul territorio nazionale. Comparando questo indicatore a livello provinciale, ne emerge infatti un quadro estremamente disomogeneo: province come Rieti, dove il take-up si è fermato al 30%, convivono con altre, come Bari o Catanzaro, dove questo indice raggiunge il 75%. È interessante notare inoltre che a un primo sguardo questa variabilità non sembra legata alle tipiche divisioni geografiche che spesso caratterizzano il nostro paese, come il divario Nord-Sud o quello fra aree più o meno urbanizzate. Se si va infatti a raggruppare questo indicatore per macro-aree emerge subito un quadri più omogeneo. In media, il take-up è stato solo leggermente superiore nelle regioni del Sud (62%), mentre a Nord-Ovest, Nord-Est, Centro e sulle Isole risulta più uniforme, spaziando approssimativamente fra 50 e 55%.

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L’andamento e l’entità della spesa

Ancora più interessante è vedere come si sono comportati i nati nel 1998 dal punto di vista della spesa.

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Nel primo grafico possiamo vedere l’andamento del numero di buoni generati ogni giorno: 10.700 buoni, con un picco di 64.880 il 29 dicembre, poco prima della chiusura della finestra di spesa.

Nel secondo grafico invece osserviamo l’andamento della spesa complessiva giornaliera, ovvero la somma del valore di tutti i buoni generati in un determinato giorno. I nati nel 1998 hanno avuto modo di spendere il bonus dal novembre 2016 fino al dicembre 2017. Nel corso dell’anno la spesa giornaliera si è mantenuta intorno circa ai 380.000 euro.

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Il primo picco, con una spesa giornaliera che arriva fino a circa 1 milione di euro, si registra intorno a ottobre 2017. Questo periodo coincide con l’inizio del periodo di corsi universitari e dunque la crescita potrebbe essere spiegata dall’acquisto di libri di testo ad uso scolastico/accademico. Il secondo picco, assai più evidente, si registra nell’ultimo periodo dell’anno. Tra il 15 e il 31 dicembre del 2017 sono stati spesi circa 22 milioni e mezzo di euro, pari al 14% del totale dei soldi spesi. Questa è probabilmente la prima grande distorsione dovuta al modo in cui il bonus è concepito. La finestra temporale in cui è possibile spendere i 500€ è troppo breve e si finisce a spendere tutti i soldi all’ultimo minuto (per evitare di perderli) probabilmente con poco criterio. Sarebbe quindi più sensato allungare l’arco temporale della misura.

I rischi di frode

Sul fronte dell’entità dei buoni spesi è da segnalare una seconda distorsione, assai più grave della prima.

Nel dataset infatti risultano ben 10.114 buoni generati dal valore di 500 euro, per un totale quindi di circa 5 milioni di euro statali fruiti. Ora, è assai improbabile che gli utenti avessero bisogno di acquistare un bene culturale del valore di 500 euro. Più probabile è che questi buoni, come ci hanno raccontato alcuni casi di cronaca, siano stati utilizzati per ricevere denaro contante da rivenditori conniventi: una grave, triste e, soprattutto, illegale distorsione di questa politica pubblica. Ad avvalorare quest’ipotesi vi sono altre anomalie che emergono dai dati. Innanzitutto, la distribuzione di questi buoni per ambito di spesa non riflette affatto quelle della totalità dei buoni: circa il 99% dei voucher da 500 euro è registrato alla voce “libri”, mentre questa percentuale non arriva che all’82% considerando i voucher di qualsiasi importo. Ciò non sorprende. È infatti molto verosimile che questo tipo di frode risulti più facile per negozi di dimensioni relativamente ridotte, come librerie e cartolerie, piuttosto che per cinema, musei o teatri.

A livello geografico poi, si nota che se circa il 75% della totalità dei buoni è stato speso presso aziende con sede legale nelle province di Milano o Roma (cosa che non stupisce, considerando che diverse grandi piattaforme di e-commerce hanno lì i loro quartier generali), restringendo l’analisi ai soli buoni dal valore di 500 euro questa percentuale viene totalmente stravolta. Nelle due province appena menzionate non viene speso che il 3% di questo tipo di buoni, mentre le province di Napoli, Lecce e Crotone sono quelle che registrano le percentuali più alte, valendo da sole oltre il 65%. A fronte di questi risultati, una risposta adeguata potrebbe essere quella di attivare dei controlli sugli utenti che presentano profili di spesa così distorti e allo stesso tempo porre un tetto massimo al valore di ciascun buono.

Un’analisi da ripetere, con più dati

L’analisi dei dati disponibili permette di capire con maggiore precisione come si sono comportati i 18enni messi di fronte alla possibilità di usufruire di un bonus di 500€ da spendere in beni culturali. L’analisi potrebbe essere ripetuta anche sulle coorti del 1999 e del 2000, che hanno già usufruito pienamente del bonus, per vedere se tali comportamenti sono cambiati da coorte a coorte. Ciò che manca davvero sono dato sul comportamento degli utenti prima e dopo la finestra temporale del bonus, che sono fondamentali per indagare se e in che misura il voucher abbia modificato le preferenze culturali degli utenti. Da questo punto di vista auspichiamo che il Mibact provveda quanto prima a introdurre un più preciso sistema di monitoraggio.

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