Articolo pubblicato per Econopoly – Il Sole24ORE
Ieri mattina, un emozionato Mario Draghi ha tenuto il suo primo discorso al Senato, dove in serata si è votata la fiducia al nuovo governo da lui presieduto. Dopo aver condiviso il senso di responsabilità che dovrà guidare il Parlamento nei prossimi mesi e aver dedicato un pensiero alle vittime economiche della pandemia, Draghi ha passato in rassegna le principali criticità del nostro sistema economico e sociale, delineando così le priorità di intervento del proprio esecutivo.
“Pandemia” è stata la parola ripetuta più volte dal neo-PdC, che ha sottolineato l’urgenza di completare in tempi brevi la campagna vaccinale, mobilitando tutte le forze a disposizione e facendo leva su tutte le strutture disponibili per le inoculazioni. Poi la scuola, la lotta al cambiamento climatico e alle disuguaglianze generazionali e di genere che la pandemia ha acuito, il fisco, il ruolo dell’Italia nell’Unione Europea e nella Nato, con un occhio attento al quadro di riforme previsto dal Next Generation EU. Tra i tanti temi, vi sono argomenti chiave per Tortuga – su cui spesso abbiamo scritto in questo blog – come i giovani, la parità di genere, la scuola.
“Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni”
Draghi ha riportato i giovani al centro del dibattito politico, riprendendo quella lungimiranza per le future generazioni che già era emersa nel suo passato. Uno dei punti sottolineati dal nuovo Presidente del Consiglio è infatti come la pandemia abbia avuto un effetto particolarmente marcato su categorie come giovani e donne, che maggiormente hanno subito il calo nell’occupazione. In un articolo pubblicato su Econopoly a novembre avevamo mostrato come gli effetti della crisi si siano concentrati principalmente sui lavoratori più giovani e senza laurea, mentre i lavoratori più anziani non hanno subito una variazione consistente del tasso di occupazione. Stando alle rilevazioni Istat risulta inoltre chiaro che l’aumentata disoccupazione sia più marcata per le donne, in parte perché maggiormente propense a lasciare il lavoro per farsi carico dei doveri familiari, in parte perché sovra-rappresentate in occupazioni part-time o a tempo determinato. Ricette per mitigare queste situazioni sono azioni di più ampio respiro riguardanti il mercato del lavoro: un rafforzamento delle politiche attive del lavoro, citate in due occasioni da Draghi, un miglioramento dei servizi offerti dai Centri per l’impiego e, infine, un miglioramento dei servizi ancillari alla ricerca e al mantenimento di un impiego, quali infrastrutture di trasporto e asili nido.
Inoltre, se già prima della pandemia giovani e donne erano due dei gruppi maggiormente a rischio povertà in Italia, i dati raccolti dalla Caritas e ripresi da Draghi durante il discorso in Senato, mostrano come la situazione si sia ulteriormente aggravata durante l’ultimo anno. Tra coloro che si sono rivolti alle Caritas nello scorso mese di aprile, il 30% erano cosiddetti “nuovi poveri”, ovvero persone che per la prima volta stavano vivendo una situazione di deprivazione. Si tratta di un aumento del 105% nel numero di nuove persone assistite, con un picco del 153% al sud. Tra le categorie più esposte a povertà vi sono le famiglie numerose e con figli minorenni, che risultano però svantaggiate dalle scale di equivalenza del Reddito di Cittadinanza, molto generose con i nuclei familiari piccoli e coi single. Sarà quindi fondamentale che il nuovo governo affronti un riordino degli strumenti di welfare, in modo da renderli più capaci di raggiungere le persone con maggiori necessità.
Draghi ha inoltre sottolineato l’importanza di un rapido rientro a scuola, nonché del recupero delle ore perse e di un aggiornamento del percorso educativo. La pandemia ha infatti creato una voragine nel percorso scolastico di ragazze e ragazzi che la didattica a distanza (Dad) è riuscita a tamponare solo parzialmente: come sottolineato nel discorso, nella prima settimana di febbraio poco più del 60% degli studenti delle scuole secondarie ha avuto assicurato l’accesso alla Dad. Recenti studi in Germania, Paesi Bassi e Svizzera hanno inoltre dimostrato come la chiusura delle scuole abbia provocato una riduzione delle ore dedicate allo studio e un ritardo nell’apprendimento, con effetti eterogenei e più marcati per gli studenti provenienti da background più svantaggiati. Accogliamo dunque con favore la proposta di Draghi di allungare il calendario scolastico per recuperare le ore perse, una misura alla quale abbiamo proposto di destinare lo 0,4% delle risorse del NextGenEU. Auspichiamo inoltre che l’attuale esecutivo colga l’occasione fornita dalle risorse europee per portare avanti una necessaria riforma del sistema scolastico, che vada dall’introduzione di piattaforme e profili dedicati all’orientamento, all’integrazione del criterio di anzianità con una valutazione di merito per la progressione di carriera dei docenti.
L’imprescindibile coinvolgimento delle donne
Uno dei punti su cui il Presidente Draghi ha insistito con più fervore è la centralità delle donne nella ripresa e nella crescita economica. Dopo aver evidenziato come le donne siano state colpite in maniera sproporzionata dalla crisi, ha infatti delineato gli obiettivi del nuovo governo nel merito. In primo luogo, sarà fondamentale rimuovere gli ostacoli che, oggi, causano un gap occupazionale e salariale importante tra uomini e donne in Italia. In tal senso, come abbiamo sottolineato durante la nostra recente audizione alla Camera, investire in asili nido non è più un’opzione, ma una scelta necessaria per evitare alle donne l’anacronistico trade-off tra carriera e figli. Se da un lato infatti la partecipazione al lavoro della madre non sembra avere effetti statisticamente significativi sui risultati scolastici dei figli, l’accesso ai servizi formali per la prima infanzia ha un impatto positivo. Ad oggi in Italia i posti nei nidi sono sufficienti a ospitare solo 3 bambini su 10 tra quelli al di sotto dei tre anni, contro la media di un posto ogni tre bambini nel resto d’Europa. Questo dato si riflette nella percentuale (la più bassa in Europa) di partecipazione femminile al mercato del lavoro, pari al 56,2% per le donne tra i 15 e i 64 anni, contro una media europea del 67,5%.
Un altro obiettivo prefissato dal governo Draghi è quello di aumentare il numero di donne con competenze digitali e tecnologiche. Sono infatti le discipline Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) quelle in cui si concentreranno sempre più lavori ad alto reddito, ma che, a oggi, soffrono di un importante sbilanciamento di genere a favore degli uomini. È necessario quindi un investimento non soltanto economico, ma anche culturale, al fine di distribuire in maniera più equa il carico di lavoro familiare, coinvolgendo quindi in maniera attiva anche gli uomini. Tale cambiamento, come scrivevamo due anni qui su Econopoly, passa anche attraverso l’avvicinamento delle studentesse a percorsi di studio Stem, così da diminuire la differenza di laureati uomini in questi settori.
In conclusione
In circa 50 minuti, il neo Presidente del Consiglio Draghi ha presentato al Senato e al paese il programma del suo governo. Si tratta di un piano ambizioso che si sviluppa su alcuni temi fondamentali (transizione ecologica, giovani, parità di genere), ma che si promette di occuparsi delle principali criticità del nostro sistema economico e sociale (non tutte menzionate in questo articolo, come la riforma della giustizia civile).
Vi sono tre elementi trasversali al discorso che risultano essenziali secondo Tortuga. In primis, la rinnovata importanza data alle riforme. Non vi può essere ripresa, né un fruttuoso utilizzo delle risorse del NextGenerationEU, senza interventi che rimuovano gli ostacoli che fino a oggi hanno attanagliato la PA, la giustizia, il fisco, la scuola. In secondo luogo, vi è un rinnovato focus sulle competenze. Il riferimento alla necessità di esperti per gestire fenomeni complessi come la riforma fiscale è l’esempio concreto del fatto che la politica dovrà saper relazionarsi e valorizzare i contributi degli esperti. Una sfida che spetterà a Draghi anche all’interno del proprio Consiglio dei Ministri. Infine, una diversa forma di comunicazione. Il discorso di Draghi è stato più breve di quello del suo predecessore, più concreto nei contenuti e più dettagliato negli obiettivi. Lo stesso Draghi ha dato indicazioni ai suoi ministri di lasciar parlare i fatti. Un approccio diverso da quello degli altri governi della presente e delle passate legislature. Uno stile che, però, ha comunque di fronte a sé la sfida di rivolgersi a tutta la comunità nazionale, di convincerne i componenti, di orientarne l’agire quotidiano. Una sfida alla portata di colui che, da Presidente della Bce, ha fatto della forward guidance uno dei suoi assi nella manica.
Certamente siamo davanti a un programma ambizioso, e difficilmente il Governo riuscirà a portare a termine tutte le riforme citate nel discorso. Si tratta però di un’occasione unica da non lasciarsi sfuggire per attuare quei cambiamenti necessari a far crescere il paese coniugando crescita economica, inclusione sociale e sostenibilità.