Articolo pubblicato per Linkiesta

In Italia l’indebitamento per pagare gli studi rimane una pratica inutilizzata anche perché lo Stato non può erogare direttamente l’importo ma può fare soltanto da garante, mentre è più diffuso nel Regno Unito e in Olanda. La Germania ha un sistema particolare che è per metà una borsa di studio e per metà un debito a interesse zero

Questo articolo è parte di una serie di due contributi di Tortuga sul tema dei prestiti d’onore per studenti universitari. In questo articolo proponiamo un confronto con altri paesi europei, mentre nel secondo presentiamo la situazione specifica dell’Italia. 

Prestiti d’onore
Il tema del sostegno agli studenti universitari italiani è spesso al centro del dibattito pubblico nel nostro paese. In seguito alla recente presentazione di un disegno di legge per la creazione di una “Società dei Prestiti Studenteschi” a partecipazione pubblico-privata, è utile riflettere sul perché potrebbe convenire indebitarsi per studiare, e quale ruolo dovrebbe avere lo stato in questo processo. Frequentare l’università ha ovviamente grandi vantaggi: anche solo da un punto di vista economico, i laureati hanno tassi di disoccupazione più bassi della media e salari più alti. Ma andare all’università, si sa, costa. Costa in termini di tasse universitarie, di vitto e alloggio (specialmente se si è fuorisede), e non tutti possono permettersi un simile costo. Per questo motivo esistono le borse di studio per gli studenti meno abbienti, che in Italia sono erogate dalle Regioni tramite i programmi di Diritto allo Studio Universitario (Dsu)

Esiste però un’altra forma di sostegno, praticamente inutilizzata in Italia e di cui nessuno parla, ovvero i prestiti universitari, spesso detti prestiti d’onore: prestiti a tassi agevolati coperti da garanzia pubblica ed erogati da un soggetto pubblico o privato. Borse di studio e prestiti sono ovviamente due strumenti molto diversi tra loro: una borsa riduce “di netto” il costo sostenuto da uno studente, mentre il prestito consente di avere più soldi oggi per fare un investimento i cui benefici arriveranno in futuro. Due strumenti diversi, entrambi con la loro logica, i loro costi e i loro incentivi. Sia in Italia che nel resto d’Europa, questi prestiti hanno spesso una componente statale, e i prestiti puramente privati sono più rari.

Questo dipende da un cosiddetto “fallimento di mercato”: in un mercato completamente privato le banche avrebbero scarsi incentivi a erogare un tale prestito in assenza di garanzie (come il reddito dello studente o dei suoi genitori), garanzie di cui non sempre gli studenti dispongono. Eppure, molti studi affermano che investire nello studio sarebbe un investimento redditizio sia per lo studente (perché i laureati guadagnano di più), che per la società in generale (che beneficia così di una popolazione con un livello di istruzione alto). In questi casi lo Stato quindi interviene per assicurarsi che si investa sufficientemente.

Cosa succede nel resto d’Europa
Per capire meglio come funzionano i prestiti d’onore è utile guardare cosa succede in paesi a noi vicini. Secondo un rapporto di Eurydice, la rete europea di informazioni sull’istruzione, i prestiti universitari agevolati dallo stato esistono in due-terzi dei paesi europei e sono un tipo di supporto ben più raro rispetto alle borse di studio. Inoltre, anche nei paesi dove questi prestiti sono presenti, la loro frequenza di uso varia ampiamente, come mostrato nella mappa. Sono molto diffusi nel Regno Unito e in Olanda (dove rispettivamente più del 90% o intorno al 50% degli studenti universitari ne fanno uso), e molto rari in Italia o in Francia (meno dell’1%).

Cominciamo con i paesi dove gli studenti possono richiedere prestiti statali, come il Regno Unito, l’Olanda e la Germania. Nel Regno Unito, questo tipo di prestito copre completamente le tasse universitarie a prescindere dal reddito, e viene ripagato a un tasso fisso del salario guadagnato dopo la laurea. Anche gli studenti olandesi possono usufruire di prestiti statali a condizioni favorevoli: l’ammontare del prestito dipende dal reddito famigliare e l’importo da ripagare è commensurato al reddito guadagnato dallo studente dopo la laurea, con tassi di interesse bassissimi (0% nel 2018). In entrambi questi paesi, se lo studente non supera una certa soglia di reddito dopo gli studi, non deve ripagare il debito. La Germania ha un sistema particolare (nome in codice BAföG), che è per metà una borsa di studio, e per metà un prestito a interesse zero. Anche nelle università tedesche, l’ammontare del prestito dipende da criteri come il reddito dei genitori. In tutti e tre i paesi menzionati, esistono inoltre prestiti per coprire, oltre alle tasse universitarie, anche i “costi di vita”.

In Italia o in Francia, invece non si possono richiedere prestiti erogati dallo stato, ma solo farsi garantire dallo stato un prestito preso in banca, in modo da non dover fornire garanzie come la busta paga o la firma di un garante. In entrambi questi paesi, i “prestiti d’onore” richiesti alle banche partner di questo programma vengono garantiti per il 70% da un fondo pubblico. 

Se esiste quest’opzione, sia in Francia che in Italia, allora perché solo 1% o meno degli studenti universitari ne usufruisce? Una possibile causa potrebbe essere il livello delle tasse universitarie. Infatti, se le tasse universitarie sono elevate, la maggior parte delle famiglie non avrà la liquidità necessaria per pagarle, e indebitarsi per poterle ripagare a rate diventa quindi un’opzione interessante. Ma questa spiegazione non sembra essere sufficiente. Infatti, anche se in Italia e in Francia le tasse universitarie sono in media più basse rispetto ad alcuni paesi europei dove i prestiti sono più frequenti (come l’Olanda e soprattutto il Regno Unito, che ha le tasse universitarie più alte in Europa), questa correlazione non vale in tutti i casi. Infatti, ci sono vari paesi europei dove le tasse universitarie sono pari a zero o quasi, ma i prestiti sono comunque frequenti, in modo da coprire il costo di studiare in senso più ampio e non solo limitato alle tasse universitarie (in Germania, ma anche in paesi scandinavi come la Norvegia, la Finlandia e la Svezia, dove più di 50% degli studenti richiede un prestito).  

Un’altra differenza importante tra i paesi dove i prestiti sono frequenti e quelli dove sono rari sta nella distinzione tra un prestito erogato direttamente dal pubblico e un prestito erogato da un ente privato (anche se garantito dallo stato). Infatti, la garanzia pubblica del prestito riduce il rischio a cui è esposta la banca che lo eroga, ma non lo elimina completamente (per esempio in Italia e in Francia i “prestiti d’onore” sono garantiti al 70%). In molti casi, inoltre, sta comunque all’ente privato scegliere se accettare o rifiutare la richiesta di prestito dello studente, e di stabilire alcune condizioni del prestito. Quest’opzione non è quindi paragonabile a un sistema dove il pubblico eroga direttamente il prestito, addossandosi completamente il rischio dell’investimento, e offrendo delle condizioni di rimborso del prestito molto favorevoli, per esempio legate al reddito recepito dallo studente dopo gli studi.

Spunti pratici dal resto del mondo
Dalle esperienze dei paesi citati nascono alcuni spunti pratici (per esempio quelli riassunti in un interessante report e in una ricerca accademica) per il miglioramento del sistema dei prestiti d’onore che ci sembra utile proporre, anche in relazione alla possibile evoluzione della legislazione in Italia. Consiglio numero uno: proporre poche opzioni di pagamento. Gli studenti, quando posti di fronte a troppe alternative, non riescono correttamente a valutare pro e contro di ciascuna e finiscono per prendere decisioni di cui poi potrebbero pentirsi. Meglio quindi avere poche tipologie di piani di rateizzazione tra cui scegliere, ma ben selezionate.

Consiglio numero due: fornire informazioni agli studenti dell’ultimo anno di scuola superiore. È infatti fondamentale informare quanto prima gli studenti della possibilità di usufruire dei prestiti d’onore (che sono poco conosciuti), per indirizzare le loro scelte al meglio. Consiglio numero tre (utile soprattutto per i prestiti erogati direttamente dallo stato, che ci sembrano la soluzione più efficace): impostare come opzione di default il pagamento commisurato al proprio stipendio, cioè un sistema per cui lo studente ripaga il debito con una percentuale fissa del proprio futuro stipendio, che sarà inoltre decurtata solo se lo stipendio supera una soglia minima. La classica rata fissa potrebbe essere infatti problematica sotto vari punti di vista: potrebbe scoraggiare la richiesta del prestito da parte dei più avversi al rischio, essere un serio problema nel caso in cui non si trovi lavoro dopo l’università, o rappresentare comunque un fardello nel caso si trovi lavoro ma a basso stipendio. 

Le esperienze degli altri paesi europei ci sembrano dunque utili per ragionare anche in Italia su una riforma dell’assai poco utilizzato sistema dei prestiti d’onore attualmente in vigore. Imparare dagli altri paesi europei e lavorare sulle best practices emerse altrove potrebbe essere un ottimo punto di partenza per questo dibattito. 

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