Articolo pubblicato su Econopoly – Il SOLE24ORE
Questo articolo è stato scritto da Tortuga analizzando la Proposta numero 15 per la giustizia sociale del Forum Disuguaglianze Diversità.
Una panoramica sul tema
La storia recente dell’imposta sulle successioni e le donazioni (Isd) in Italia è stata piuttosto travagliata, ma con un chiaro trend. Dopo che nel 2000 il governo Amato ridusse le aliquote e tolse la franchigia unica, il governo Berlusconi abolì del tutto l’Isd l’anno successivo. Il governo Prodi reintrodusse l’imposta nel 2006, ma senza modifiche rispetto alla versione del 2000.
Nella sua struttura attuale, l’Isd si applica a tutte le quote ereditarie e le donazioni tra persone vive, con franchigia per ciascun beneficiario. I trasferimenti tra parenti in linea diretta che superano il milione di euro vengono tassati al 4%; se gli interessati sono fratelli, l’aliquota si alza al 6% e la franchigia si abbassa a 100mila euro; se i soggetti sono parenti fino al quarto grado, l’aliquota rimane al 6% ma senza franchigia. Lo stesso vale per i trasferimenti verso tutti gli altri soggetti, ma con aliquota all’8%. La tassazione italiana sull’eredità è considerata generosa, non solo per i bassi livelli delle aliquote e le alte franchigie, ma anche per la lista dei beni che sono esenti da imposta – particolarmente rilevante l’esenzione delle aziende, dei rami aziendali e delle quote di controllo in società di capitali qualora i beneficiari intendano proseguire nell’esercizio dell’attività per almeno cinque anni – e per il principio catastale di calcolo del valore degli immobili, non aggiornato ai crescenti valori di mercato.
Da un punto di vista teorico, la letteratura economica si interroga da tempo su quale sia il livello di tassazione ottimale, senza aver ancora raggiunto un consenso univoco. Lo studio più recente in materia è di Piketty e Saez (2013), che stimano come in Francia e negli Stati Uniti l’aliquota ottimale sia fra il 50 e il 60%. Dato il trend di concentrazione della ricchezza comune a tutti i paesi occidentali e la rappresentatività di Francia e Stati Uniti dei modelli europei continentali e anglosassoni, questo risultato appare generalizzabile al contesto europeo e italiano.
La proposta del Forum DD
Su questa scia si inserisce l’ultima delle quindici proposte per la giustizia sociale promosse del Forum Disuguaglianze Diversità, la quale si compone di due interventi: da un lato la riforma della tassazione sull’eredità e sulle donazioni ricevute, dall’altro l’istituzione di un’“eredità universale”, ossia un trasferimento monetario per ogni giovane al compimento dei 18 anni. Quest’articolo verte sul primo intervento, mentre ci occuperemo del secondo successivamente.
La riforma si contraddistingue per la maggiore progressività, la mancata esenzione dei patrimoni aziendali e l’aumento del gettito stimato.
Riguardo al primo aspetto, la revisione in senso progressivo è ottenuta attraverso il passaggio dall’attuale tassazione proporzionale a un sistema di aliquote marginali crescenti nell’imponibile, unito a una soglia di esenzione di 500,000€, che di fatto esclude il ceto medio dalla platea dei soggetti a imposizione, risultando meno invasiva nelle scelte familiari. Gli scaglioni sono tre (forse un po’ pochi), con le seguenti aliquote: 5% sotto 1 milione di Euro, 25% fino a 5 milioni e 50% oltre. La progressività è un aspetto estremamente positivo della proposta, dal momento che concentra il prelievo su una platea ristretta, fatta di beneficiari di patrimoni ingenti, scelta giustificata dall’obiettivo dichiarato di “limitare i vantaggi sostanziali ottenuti per il solo fatto di avere la fortuna di essere eredi” – cioè evitare che la concentrazione di ricchezza diventi causa di disuguaglianze protratte attraverso le generazioni e quindi ostacolo alla mobilità sociale.
Per quanto concerne le proprietà aziendali e le quote societarie, la loro inclusione nell’imponibile soggetto a tassazione è auspicabile, tanto per criteri di equità quanto di efficienza. I patrimoni aziendali, infatti, costituiscono la parte preponderante delle proprietà della coda destra più estrema della distribuzione della ricchezza e la loro esenzione è chiaramente un fattore di consolidamento delle disuguaglianze. Inoltre, il trasferimento delle aziende per vie dinastiche consolida una gestione delle imprese legata al vincolo familiare anziché alla capacità manageriale, con i noti effetti nefasti sul tessuto produttivo del paese. Tuttavia, è opportuna una precisazione: mentre i criteri di progressività sono condivisibili per la maggior parte dei beni ereditari, un sistema di aliquote crescenti, unito a una soglia di esenzione elevata, può dar vita ad incentivi perversi nel caso dei patrimoni aziendali, garantendo un trattamento privilegiato per le imprese a conduzione familiare di ridotte dimensioni di cui non si sente il bisogno.
La struttura imprenditoriale di questo paese, infatti, è già fin troppo legata alla piccola e media impresa, dove proprietà e gestione tendono a coincidere, con il risultato di pratiche manageriali spesso inefficienti, salari ridotti e meno investimenti sulle competenze dei lavoratori. Pertanto, onde scongiurare incentivi a non crescere, sarebbe preferibile optare per un’aliquota unica priva di soglia di esenzione nel caso di successione nella proprietà delle imprese, per esempio un’imposta del 40% senza esenzioni. Qualora ciò creasse incentivi alla cessione delle aziende in concomitanza con il passaggio generazionale, tanto meglio: è infatti opinione diffusa nella letteratura economica che la successione nella proprietà per ragioni dinastiche e non di merito sia causa di inefficienza allocativa e produttività stagnante.
Infine, la riforma dell’imposta sull’eredità comporta un aumento del gettito (da 2 a circa 5 miliardi), il cui uso è legato alla seconda parte della proposta su eredità universale. Al di là dell’impiego, la rimodulazione del carico fiscale dai flussi (redditi) agli stock (patrimoni) è in accordo con le raccomandazioni della letteratura, non solo per l’impatto relativamente più efficace contro le disuguaglianze, ma anche per l’effetto positivo sull’allocazione del capitale e quindi sulla produttività aggregata, essendo la tassazione degli stock meno distorsiva nelle scelte di investimento. Questo vale ancor più nel caso italiano, dove manca una tassazione organica della ricchezza accumulata, come spiegavamo in un articolo precedente. La riforma della tassazione sull’eredità proposta dal Forum DD cerca di riempire questa lacuna e lo fa con una proposta incoraggiante.
Il confronto europeo
Attualmente le imposte sulle eredità in Italia sono tra le più basse al mondo e la proposta del Forum DD porterebbe l’Italia nella media europea, come si può vedere nella Figura 1. Va però considerato che in Europa, negli ultimi decenni, c’è stata una convergenza verso la riduzione dell’imposta di successione. In particolare, Portogallo, Svezia, Austria, Repubblica Ceca e Norvegia hanno abolito la tassa sull’eredità. In Svezia e Norvegia le principali critiche che hanno portato all’abolizione riguardavano la natura non del tutto redistributiva, in quanto la tassa risultava onerosa per le classi medie e facile da eludere per la parte più alta della distribuzione (Henrekson and Waldenström, 2016).
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, con la proposta del Forum DD di combinare una soglia di esenzione con aliquote marginali progressive, l’onere peserebbe poco o nulla sulla classe media e maggiormente sulle eredità più elevate, rendendola generalmente più redistributiva. Inoltre, l’inclusione nell’imponibile di vari beni oggi esentati renderebbe indubbiamente più difficile trovare facili scorciatoie.
Un altro aspetto da considerare riguardo all’elusione dei ceti più alti è il rischio di fuga di capitali. La soluzione ideale sarebbe quindi armonizzare il sistema di tassazione a livello europeo, per far fronte alla concorrenza fiscale interna e stimolare una crescita inclusiva. Tuttavia, anche tenendo conto di evasione ed elusione fiscale in un’ottica di second best, i dati mostrano che imposte più elevate comportano maggiori introiti in percentuale di Pil, come si può vedere dalla Figura 2.
Pertanto, pur considerando le problematiche e i dubbi sollevati, si può concludere che l’evidenza a sostegno della proposta del Forum DD sia piuttosto solida. Questa riforma può fornire un modello positivo per l’Unione Europea in materia, costituendo un’alternativa valida all’eliminazione della tassa. Permetterebbe, infatti, di aumentare la progressività della tassazione dell’eredità, tema rilevante sia per il problema delle disuguaglianze che per la mobilità sociale, con maggiori introiti per le casse pubbliche e maggiore efficienza nel passaggio generazionale delle imprese familiari.
Bernardo Mottironi
Nato nel 1994 a Roma. Frequenta il PhD in Economics alla Lse, dopo essersi laureato in Bocconi ed essere stato assistente di ricerca presso la Bce. È senior fellow del think tank Tortuga, tramite il quale pubblica questo contributo.
Giulia Gitti
Bresciana, classe 1993. Dopo aver studiato Economia e Scienze Sociali in Bocconi, prosegue questo percorso di ricerca con un dottorato in Economics alla Brown University. È senior fellow del think tank Tortuga, tramite il quale pubblica questo contributo.
Giulia Leila Travaglini
Nata nel 1993 e cresciuta a Como. È dottoranda in Scienze Poilitiche alla Columbia University dove si occupa di Economia Politica Internazionale e Policy Making dopo una laurea in Economia e Scienze Sociali all’Università Bocconi e un breve programma di scambio internazionale presso l’università ITAM (Città del Messico).