Hanno lavorato al report: Francesco Armillei e Jacopo Signorelli. Con la collaborazione di: Chiara Petrone e Irene Rizzo

Executive Summary

Il tema del sostegno agli studenti universitari italiani è spesso al centro del dibattito pubblico nel nostro paese. In seguito alla recente presentazione di un disegno di legge per la creazione di una “Società dei Prestiti Studenteschi” a partecipazione pubblico-privata, è utile riflettere sul perché potrebbe convenire indebitarsi per studiare, e quale ruolo dovrebbe avere lo stato in questo processo. Frequentare l’università ha ovviamente grandi vantaggi: anche solo da un punto di vista economico, i laureati hanno tassi di disoccupazione più bassi della media e salari più alti. Ma andare all’università, si sa, costa. Costa in termini di tasse universitarie, di vitto e alloggio (specialmente se si è fuorisede), e non tutti possono permettersi un simile costo. Per questo motivo esistono le borse di studio per gli studenti meno abbienti, che in Italia sono erogate dalle Regioni tramite i programmi di Diritto allo Studio Universitario (Dsu) e che, come dimostra una recente ricerca scientifica, sono molto efficaci nell’aumentare la percentuale di studenti che completa l’università.

Esiste però un’altra forma di sostegno, praticamente inutilizzata in Italia e di cui nessuno parla, ovvero i prestiti universitari, spesso detti prestiti d’onore: prestiti a tassi agevolati coperti da garanzia pubblica ed erogati da un soggetto pubblico o privato. Borse di studio e prestiti sono ovviamente due strumenti molto diversi tra loro: una borsa riduce “di netto” il costo sostenuto da uno studente, mentre il prestito consente di avere più soldi oggi per fare un investimento i cui benefici arriveranno in futuro. Due strumenti diversi, entrambi con la loro logica, i loro costi e i loro incentivi. Sia in Italia che nel resto d’Europa, questi prestiti hanno spesso una componente statale, e i prestiti puramente privati sono più rari. Questo dipende da un cosiddetto “fallimento di mercato”: in un mercato completamente privato le banche avrebbero scarsi incentivi ad erogare un prestito in assenza di garanzie (come il reddito dello studente o dei suoi genitori), di cui non sempre gli studenti dispongono. Eppure, investire sull’istruzione crea importanti ritorni sia privati (per lo studente che avrà migliori prospettive economiche con una laurea) che collettivi (per la società che beneficia così di una popolazione con un livello di istruzione più alto). In questi casi, quindi, lo stato interviene per incoraggiare questo “investimento” sull’istruzione.

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